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Intervista esclusiva Jacopo Cerutti: “In Arabia Saudita con più navigazione, finalmente!”

Per la quinta volta consecutiva, Jacopo Cerutti sarà al via della Dakar e con la sua Husqvarna 450. Prima che partisse per la Sardegna, dove si allenerà, abbiamo fatto quattro chiacchiere con il pilota comasco che ci ha raccontato le sue aspettative e le sue impressioni
"La moto? È bellissima"
Nel 2020 la Dakar si terrà per la prima volta in Arabia Saudita e al via ci sarà, tra gli altri italiani, Jacopo Cerutti. Quattro volte campione italiano di Motorally, quattro titoli vinti nel campionato italiano Enduro, il pilota comasco è ora pronto a disputare la sua quinta Dakar, alla guida della sua Husqvarna 450. La nostra Serena Zunino ha potuto fare quattro chiacchiere con lui, ecco cosa le ha raccontato su questa nuova prova che lo attende, sul suo obiettivo e su chi sono secondo lui i favoriti.

Quest’anno la Dakar ha lasciato il Sud America per trasferirsi in Arabia Saudita. Cosa ti aspetti?
Mi aspetto una Dakar diversa. Il clima  sarà molto più freddo rispetto al Sud America, la cosa non mi va molto a genio perché sono un amante del caldo, ma so che non ci saranno quei 50 gradi come è capitato a volte in Argentina e che fanno mancare il fiato. Sarà una Dakar diversa dal punto di vista climatico, del terreno perché saranno tutti terreni nuovi. Dicono che la prima parte sarà più sassosa, la seconda più sabbiosa. Saranno posti ignoti e in alcuni pare che l’uomo non ci sia proprio mai stato. Infine ci sarà più navigazione, negli ultimi anni stanno cercando un po’ di aumentarne la difficoltà. Per quattro giorno ci daranno i road book il mattino stesso e quindi nessuno può sapere come sarà la tappa. Saremo tutti sullo stesso livello. Sarà bello vedere come ognuno interpreterà la tappa di giornata.

Sei favorevole all’aumento della quota di navigazione?
Sì, con il fatto che noi italiani corriamo anche il campionato italiano moto rally, che è molto navigato, siamo abituati a essere precisi e a navigare bene. Su questo aspetto saremo tutti sullo stesso livello, piloti ufficiali, piloti privati, piloti che non hanno un map man che li aiuta. Conterà quindi il fattore umano di navigazione. Perdere le mezz’ore o le ore nel deserto sarà facile per tutti. Partire tutti sullo stesso livello però dà un’altra carica ed è stimolante.

Sei alla tua quinta Dakar, che effetto fa?
Sono passati in fretta questi anni. La Dakar è solo una volta l’anno, ma correndo il campionato moto rally la stagione passa in fretta. Quando finisce è già ottobre e a quel tempo sono quasi in ritardo per la preparazione alla Dakar. Mi sento giovane, ma sono già alla quinta Dakar...

Come ti stai preparando?
Ora mi alleno a casa e nonostante la pioggia fortunatamente non ha fatto troppo freddo e sono riuscito a seguire il programma. Ora parto per la Sardegna, dove mi allenerò 10 giorni. Peccato non poter fare una preparazione proprio mirata alla Dakar, magari i primi due o tre giorni farò un po’ di fatica ad abituarmi alle velocità e al tipo di moto, però la Dakar è lunga 12 giorni. Preferisco allenarmi bene nei posti che conosco.

Con che obiettivo parti?
Dare il meglio di me. Il mio miglior risultato finora è il dodicesimo posto e se questo l’ho ottenuto alla prima Dakar sicuramente potrei rifarlo alla quinta. In teoria vado più forte di prima! Per un motivo o per un altro non sono riuscito a migliorarmi, quindi spero di riuscirci quest’anno. Ci sono tantissimi piloti ufficiali e da una parte è difficile sapere di riuscire a stargli davanti, ma allo stesso tempo mi dà una bella motivazione, dato che sono con il nostro team privato tutto italiano. L’obiettivo primario in ogni caso è portarla a termine.

Che caratteristiche ha la tua Husqvarna?
La moto è bellissima, è molto maneggevole ma allo stesso tempo è stabile. È molto divertente da usare sia nello stretto sia nei tratti veloci.

Qual è il momento più bello?
Quando si hanno ancora energie, magari dopo un 200 km, la moto è un po’ vuota dalla benzina e riesco a godermi la guida. È la cosa più divertente! A fine tappa le energie scarseggiano, mentre all’inizio si è ancora rigidi dal giorno prima e non è facile trovarsi subito bene.

Qual è l’aspetto più difficile della Dakar?
Essere costanti, fisicamente e mentalmente, e non fare grossi errori, né di navigazione né in termini di cadute che possono danneggiare la moto. Basta un manubrio rotto a metà tappa e si perdono tante ore, sempre che si riesca a finire la tappa. È importante anche navigare bene e non farsi prendere dal panico in certe situazioni. E poi c’è sempre una dose di fortuna, bisogna pensare positivo, ma questa non dipende da noi.

Chi vedi come favorito?
La KTM ufficiale e l’Husqvarna. Se devo dire qualcuno dico Toby Price, Quintanilla, o Brabec della Honda e Van Beveren in Yamaha.

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