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Arc Vehicle, in forse la produzione della Vector

La supersportiva elettrica inglese che aveva stupito a EICMA 2018 per le prestazioni e le innovazioni tecnologiche potrebbe non venire mai realizzata. Malgrado una raccolta fondi da oltre un miliardo di euro, infatti, la mancata erogazione di una parte del denaro promesso comprometterebbe l’intero progetto interrompendo lo sviluppo della moto
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Green Planet
Iperconnessa con il futuro
La una delle novità "elettriche" più interessanti di EICMA 2018 era stata la Arc Vector, che ora però sembra avere un futuro incerto. Ad annunciarlo è lo stesso amministratore delegato della Arc Vehicle Ltd, Mark Truman: “La società è entrata in amministrazione controllata perché un paio di investitori hanno promesso fondi che non si sono mai materializzati. Una situazione che potrebbe cancellare uno dei progetti a zero emissioni più innovativi visti negli ultimi anni nonostante una raccolta fondi di successo che è fruttata quasi un miliardo di sterline, circa 1,15 miliardi di euro. La mancata promessa di pochi finanziatori, infatti, ha indotto i responsabili del marchio inglese a rinunciare ai soldi promessi da migliaia di persone per non rischiare di compromettere i loro risparmi. Non è, però, da escludere che le dichiarazioni di Truman siano un espediente per sollecitare gli investitori manchevoli ad adempiere alle loro promesse o per rilanciare una nuova campagna di crowdfunding per recuperare i soldi mancanti ad assicurare lo sviluppo della Vector. Una moto, lo ricordiamo, pensata per offrire prestazioni sportive, lunga autonomia e soluzioni tecnologiche ancora sconosciute al mondo delle due ruote. Il motore da 103 kW consentirebbe alla Vector performance ancora superiori di quelle dichiarate alla rassegna milanese dell’anno scorso, con la velocità massima che potrebbe raggiungere i 240 km/h e con l’accelerazione da 0 a 96 km/h che fermerebbe il cronometro a 2,7”. Anche l’autonomia crescerebbe da 436 a 580 km, non si sa se per l’incremento della capacità di 16,8 kWh delle batterie o se per una maggiore efficienza raggiunta. Il tutto grazie anche a un telaio in monoscocca di carbonio che limita il peso a 220 kg e a un sistema elettrico evoluto, almeno sulla carta. Ad avere stupito visitatori e investitori, però, era la tecnologia Human Machine Interface (HMI) che prevede l’interazione tra moto, casco e giubbotto, elementi che diventano parte integrante del veicolo. Necessari per avviare la sportiva, hanno anche funzioni indispensabili per la guida. Il casco Arc Zenith ha un head-up display con le informazioni sul viaggio e la navigazione che, di fatto, sostituisce il cruscotto, nonché una telecamera posteriore che riporta nella visiera quanto accade alle spalle del biker rendendo superflui gli specchietti. La giacca Arc Origin è equipaggiata con sensori tattili per “comunicare” con il pilota diverse informazioni come, ad esempio, avvertire di un potenziale pericolo con una vibrazione. La Arc Vectror avrebbe dovuto essere commercializzata dal 2020 con un listino di 90.000 sterline, oltre 100.000 euro. 


 

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