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Transitalia Marathon, un pieno di divertimento off road

Abbiamo preso parte alla prima tappa dell'evento di adventouring organizzato da Mirco Urbinati: sterrati godibili e paesaggi incantevoli ci hanno accompagnato da Rimini a Sansepolcro, in una manifestazione dove campioni e semplici appassionati vanno in moto fianco a fianco
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Il nostro Transitalia è durato appena un giorno per incombenze di agenda, ma percorrere la prima tappa ha permesso di assaggiare la bellezza dell'evento in tutti i suoi aspetti, solo in scala ridotta. Il nostro Guido Sassi ha preso moto e telecamera per raccontarci in prima persona l'evento di adventouring.

La vigilia: controlli senza stress
Innanzitutto la festa inizia ben prima di partire: il parco chiuso di piazzale Fellini a Rimini è un vero e proprio mini villaggio. Tutto è comodo e vicino, i grandi campioni sono al fianco dei debuttanti in un ambiente amichevole. Roberto Boano, Alex Zanotti, Paolo Ceci, Giovanni Sala, Beppe Gualini, Bruno Birbes, Aldo Winkler, Renato Zocchi: alcuni hanno partecipato, altri sono venuti solo a salutare vecchi amici. Tanti gli iscritti dal nord, con una menzione speciale per due norvegesi scesi in moto fino all'arco del via in sella alle loro Bmw R80: altro che quattro tappe, per loro è stata Transeuropa!
Le verifiche servono più che altro a verificare che tutti i partecipanti siano debitamente equipaggiati:  Whip è l'applicazione che tiene monitorati gli spostamenti di ogni singolo motociclista. Importante anche il lavoro di controllo che viene fatto alla vigilia dello start, per verificare che tutti gli iscritti abbiano gli attrezzi per intervenire in caso di guasto e camere d'aria di scorta per chi è equipaggiato con pneumatici tradizionali. Chi vuole può contare sull'assistenza di Continental, ma affronteremo l'argomento pneumatici in un servizio dedicato. La sera cena di pesce per tutti: risotto, spiedini, fritto e l'immancabile piadina. Meglio fare scorta di calorie e innaffiare tutto con buon vino bianco, visto che le previsioni per il giorno successivo promettono acqua, e non solo nel bicchiere.
Parto dopo avere intervistato alcuni partecipanti: l'emozione dei più è misurabile nei minuti o nelle ore con cui si presentano in anticipo alla partenza. C'è da scommettere che nei giorni successivi l'atteggiamento – complice la stanchezza- cambierà, ma intanto è giusto così. Come la frenesia dei preparativi ha il suo fascino, anche la calma silenziosa dell'alba ha il suo perché all'ombra dell'arco di partenza.

Su e giù per le colline
I primi trenta chilometri di percorso non sono niente di particolare, ma l'importante è portarsi in collina al più presto sotto la prima doccia di giornata: la traccia è precisa e solo la mia colpevolissima distrazione mi porta a imboccare una trappola di fango tra i campi, lungo una salita che diventa interminabile. Risolto con grave dispendio di tempo e invocazioni ultraterrene l'inconveniente, riprendo il percorso che è davvero godibile. Lo sterrato è battuto, la pioggia ha smesso di cadere, sassi smossi e canali non pervenuti. Il panorama è uno spettacolo dal punto di vista fotografico: tutto un mangia e bevi di colori tenui, dolci come il dislivello da affrontare.
La presenza di fango è davvero ridotta fino a Pennabilli: c'è un solo tratto piuttosto insidioso e l'organizzazione interviene con un bypass. I primi evitano il taglio grazie alle proprie capacità, per tutti gli altri, soprattutto dopo che si è formato il tappo, molto meglio passare da Scavolino e riprendere il percorso originale più avanti. I chilometri off road non mancano e tutto sommato non sono certo quelli persi a fare la differenza nel godimento generale.

Sale la quota, cresce il divertimento
L'aspetto peculiare e più interessante è che i collegamenti su asfalto sono brevi: nessun noioso trasferimento tra una sezione e l'altra di sterrato, giusto il tempo di riordinare le idee e riposarsi un po' le braccia. La seconda parte della prima tappa sale su strade bianche che si mantengono in quota: non sono più immerso in saliscendi collinari ma viaggio sopra al fondovalle. I rettilinei si allungano, i tratti più umidi non sono mai un problema. Sono nella seconda metà del gruppo e la traccia è evidente ma non crea mai difficoltà: anzi il percorso è più pulito, le pietre non danno fastidio.

Un arrivo da "signori"
Scendo a Sansepolcro e l'arrivo in centro storico è davvero accogliente: piazza di Torre Berta è un piccolo gioiello che si presta alla nostra zingarata. Le moto sporche di fango fanno bella mostra delle proprie virtù tra gli occhi curiosi dei passanti, il bar è già da qualche ora l'allegro palcoscenico di racconti diluiti dalla birra. Timbro, relax, sbandieratori e fanfare: è solo l'arrivo della prima tappa ma la voglia di fare festa non manca. L'hotel è a due allunghi dall'arrivo e parcheggiato il fido Domy posso alleggerirmi di qualche etto di terra e stanchezza accumulati in giornata. La sera abbondante cena a base di ottimi affettati locali, vino rosso e tortelli, preceduta dal tradizionale briefing al quale si può partecipare con i piedi comodamente allungati sotto il tavolo nel salone ristorante.
Per tutti una comoda notte di riposo in albergo prima di proseguire con una seconda tappa più impegnativa, per me invece l'avventura è già finita e torno in redazione con quella sana voglia di partecipare anche in futuro. Se per gli iscritti al Transitalia Marathon la prima tappa è stata solo l'antipasto di una lunga abbuffata, per noi di InSella è stato sicuramente un piacevole aperitivo. Ottimi ricordi e video da riguardare con nostalgia insieme a un carico di fango non indifferente sono un bel bagaglio per la via del ritorno.

Photo credits: Alessio Corradini e Massimo Di Trapani

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