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La mia Hat parte seconda: un inizio "dakariano": campioni e polvere prima della pioggia

Il villaggio è una festa di moto e campioni, al mattino del sabato partono Discovery e Classic. Tanta polvere prima di Pigna, poi la pioggia lava via la sabbia e scendiamo fino a Cuneo per andare incontro alla notte
Dopo un venerdì di preparativi e la partenza notturna della Extreme, siamo di nuovo con il nostro Guido Sassi per l'inizio della Classic: da Sanremo a Cuneo con tanti chilometri off road e altrettanto divertimento

Bel tempo e una traccia chiara
Il sabato mattina si presenta con un sole splendente: non resta che inserire la traccia .gpx nel navigatore e attendere la partenza. Vorrei mettere la prima subito: un po' per la voglia di guidare, un po' perché 530 chilometri non sono uno scherzo. La sfilata della Discovery inaugura la giornata di sabato per l'Hardalpitour e a mezzogiorno lasciamo la pedana anche noi. Ci prendiamo qualche minuto di vantaggio sulla prima tranche di partenti, che comprende colleghi della stampa e soprattutto Franco Picco. Pur alla sua andatura di crociera il campione vicentino ha un passo impossibile da tenere e per potere filmare la nuova Ténéré in azione è necessario puntare subito e con decisione Dolceacqua. Con me c'è Massimo Darò, che conosce bene il percorso e all'occorrenza mi suggerirà i “tagli” giusti per farmi trovare al punto giusto in tempo per le riprese.



Dai boschi alla polvere fino a Pigna
Il terreno è fantastico: i primi chilometri di sterrato sono a tratti scorrevoli e a tratti più tecnici. Non mancano le pietre e la nostra andatura è prudente, ma ben presto la strada si allarga e il fondo si compatta. Il sole splende alto nel cielo, la temperatura è decisamente estiva. Secondo il consiglio dei più esperti è meglio bere e mangiare con costanza: in fondo è questa la regolarità che mi viene meglio e non fatico ad applicare gli insegnamenti. In testa ho il traguardo intermedio di Cuneo, che dista 227 chilometri da Sanremo: meglio non strafare ed evitare di mettere in difficoltà pilota e mezzo, con particolare riguardo per il primo.
Il secondo pezzo di off road della giornata è una vera e propria sorpresa: il terreno non è troppo duro ma in compenso la mancanza di precipitazioni dell'ultimo periodo fa alzare un polverone da deserto: ci troviamo in mezzo a un gruppo di allegri motociclisti stranieri che con i loro “kapponi” prima ci sverniciano e poi ci infarinano ben bene in una nuvola di sabbia.
La discesa a Pigna ci fa entrare in paese dal bosco: è un incanto passare il ponte romano e arrivare al ristoro attraversando le strette viuzze nella parte bassa dell'abitato. A orario di merenda l'umore è molto alto un po' per tutta la truppa: “Il percorso è davvero fantastico. Fino ad ora tutto bene – spiegano Alexander ed Eric-. Diventerà più difficile con il buio”. “Non me la aspettavo così dura – risponde invece Henryk-. Meglio fare una pausa e rimettere in ordine le idee”. Il bello di avere così tanti punti di ristoro sul percorso è proprio questo: si riesce a resettare la fatica e a riprendere con rinnovato entusiasmo.



Due stagioni in meno di un giorno
Nuvole minacciose si presentano sempre più numerose e si mettono a cappello delle cime in lontananza. Va bene fare un break ma non bisogna indugiare troppo. Noi prendiamo acqua nel salire dal colle della Melosa alla Bassa di Sanson. Visibilità ridotta, strada con parecchi sassi smossi, tanti tornanti a salire i pendii del monte Toraggio. I punti di ripresa sono invitanti e alla fine perdiamo parecchio tempo. Sopra Realdo siamo immersi in un mare grigio, la giacca a triplo strato si fa valere e sembra di avere viaggiato per una stagione intera, dall'estate all'autunno. La successiva discesa è ingannevole e dopo un fondo morbido che ci culla per qualche chilometro, le pietre si fanno sentire sulle braccia che iniziano a essere stanche. Il Colle di Tenda inizia a sembrare lontano, così come la cena calda al Baladin. L'ultima luce ci regala qualche bel paesaggio, poi è il caso di macinare chilometri ma di nuovo la pioggia rallenta la marcia. Adesso l'acqua scende a secchiate, lava via la polvere e sul tratto d'asfalto si guida sulle uova: i miei Tkc 80 gonfiati a 1.5 di pressione si sono comportati egregiamente fino ad ora, ma sulla piscina della provinciale ogni rotonda ci tiene ben svegli.



Un ristoro provvidenziale
Il Baladin sarebbe una birreria ma si presenta con le sembianze della più lussuosa delle spa: un abbondante pasto caldo e la possibilità di passare dallo stato bagnato fradicio a un confortevole umidiccio sono una ricompensa degna di un re. Mi tolgo i miei cinque chili di zaino che dopo otto ore in moto iniziano a pesare e mi godo il meritato riposo: metà Hat è fatta e guardare la pioggia da sotto un tetto è il miglior modo per ricaricare le batterie. In tanti sono arrivati prima di noi, molti si apprestano a ripartire nonostante un meteo davvero inferocito. “Le previsioni dicono che tra 45 minuti il temporale smette” ci assicura un tedesco con teutonica precisione. “Pioverà di sicuro” ride il suo compagno di avventura, non altrettanto convinto. Noi optiamo per una pausa lunga: tra me e me mi dico che anche il Dominator merita un po' di riposo, dopo oltre 240 chilometri di marcia. Per fortuna non può parlare, altrimenti potrebbe contraddirmi...

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