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Intervista Valia: “L’aerodinamica dà un aiuto concreto sul tempo sul giro”

Prima che un elemento di aerodinamica venga montato sulle Ducati Desmosedici GP19 che vediamo in pista in MotoGP, viene accuratamente pensato, progettato e provato. A svolgere questi compiti in Ducati c’è anche il collaudatore Alessandro Valia, che ci ha raccontato il dietro le quinte di questo importante aspetto
Tester 2.0
Collaudatore Ducati da ben 12 anni, Alessandro Valia era presente all’inaugurazione della mostra “Anatomia della velocità” nella sede di Borgo Panigale, e la nostra Serena Zunino ha potuto fare quattro chiacchiere con lui sul tema dell’aerodinamica. Questo aspetto è sempre più importante in MotoGP, Ducati si può definire una pioniera del settore e Valia ha lavorato fin dagli albori a questi elementi innovativi.

Dal 2007 sei collaudatore con Ducati, quanto è cambiato questo ruolo nel tempo?
È evoluto tanto. Fino a qualche anno fa il tester doveva solo provare la moto e descrivere le sensazioni. Il mio ruolo è diventato quello del tester 2.0 dove ti interfacci con gli ingegneri e soprattutto riesci a oggettivare le sensazioni e quindi trasformarle in numeri. A quel punto si lavora con le acquisizioni dati e si ha una certa autonomia tecnica. Io mi occupo dello sviluppo della moto partendo già dal foglio bianco, insieme agli ingegneri, passando poi attraverso diverse fasi evolutive. Per ogni step evolutivo facciamo il punto della situazione e andiamo a intervenire sull’ergonomia, sullo sviluppo del motore, sull’elettronica. Le nostre moto sono fortemente innovative anche da quel punto di vista, e anche con l’aerodinamica.

Parlando proprio dell’aerodinamica, quanto dura il lavoro sui vari pezzi?
Si parte dalle simulazioni al computer dove si individuano i flussi, ovvero il livello di penetrazione aerodinamica del veicolo, dopodiché si passa alla prototipazione delle componenti (ali o appendici). Queste vengono provate in galleria del vento e poi solo alla fine sul veicolo. Sono processi abbastanza lunghi che durano 6 mesi o 1 anno a seconda della complessità.

All’aerodinamica è proprio dedicata questa mostra…
Sì, questa mostra è qualcosa di innovativo. Mostra all’esterno quello che è il nostro know how e ne sono molto contento.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’aerodinamica?
Per ora di svantaggi non ne trovo. Se mai può succedere quando viene meno un’appendice e quindi lavori in una certa asimmetria. Se tutto rimane integro, di svantaggi non ce ne sono. Di vantaggi ce ne sono tantissimi.

Quanti test effettui su un elemento prima che questo venga passato ai piloti di MotoGP?
Abbiamo diversi step evolutivi che solitamente facciamo sul nostro circuito di riferimento, che è il Mugello. Andiamo circa tre giorni al mese sulla pista fiorentina, e a volte anche a ridosso della gara. È tutto in continua evoluzione. Il programma prevede tre giorni al mese nella stagione primaverile/estiva e una parte di autunnale in Italia, e poi ci spostiamo nei circuiti del mondo, soprattutto in Spagna ma anche in Asia, come Sepang o Buriram.

Qual è un’invenzione aerodinamica che più ti ha stupito?
La protezione aerodinamica che dà la nuova carena che è stata montata sulla Ducati Panigale V4 R. Mi ha stupito perché non venendo più investito dai flussi d’aria, sei libero sulla moto e non devi più contrastare questa pressione che si crea  con il vento e la velocità. Si lavora quindi come se fossi in una bolla, mi ha stupito e mi affatica molto meno durante la guida.

Parlando di percentuali, quanto influisce l’aerodinamica sulla prestazione?
Sul tempo sul giro direi un 2 o 3 %. Essendo molto più ripetibile la prestazione, il gap rispetto ad una moto che non è equipaggiata di appendice alare è abbastanza evidente.

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