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I campioni Aprilia: Capirossi e gli altri, parata all'All Stars del Mugello - VIDEO

Gli iridati ricordano gli anni dei titoli. Capirossi: "Impagabile il piacere di guida di una 250". Gramigni: "Dovevi correre sempre con l'orecchio attento". Locatelli: "Al Mugello Vasco venne ad applaudirmi sotto il palco, che emozione". Poggiali: "Ora faccio il coach, aiuto i campioni di domani"
La storia di Aprilia nel motorsport è coronata da ben 54 titoli mondiali: il marchio di Noale ha fatto la fortuna di tanti campioni, che a loro volta hanno reso la casa italiana tanto popolare. Al Mugello erano in tantissimi ad essere presenti per Aprilia All Stars, a cominciare da Max Biaggi. Il romando on Aprilia ne ha conquistati ben cinque allori: tre in 250 e altri due in Superbike. Quando il Corsaro vinse il suo primo campionato del mondo nel 1994 Aprilia però aveva già raggiunto il successo nel motomondiale: il primo traguardo tagliato davanti a tutti arrivò a Misano nel 1987 con Reggiani, il primo mondiale nel 1992 con Gramigni. Abbiamo incontrato alcuni di questi campioni durante il week end del Mugello ecco qui e nel video qui sotto ecco cosa ci hanno raccontato.


Le vittorie ai tempi della miscela
Alessandro ricorda volentieri quel campionato e quelle moto: “Partivo da favorito ma poi la stagione si complicò subito con un infortunio. Me la dovetti sudare parecchio, fino alla fine con Gianola e Waldmann. Erano moto particolari, era richiesta una sensibilità diversa. Oggi i giovani non sono tanto interessati, hanno tante altre cose a cui pensare. Quello rimane un mondo nostro”. Nel motomondiale del 2019 l'elettronica è un ingrediente imprescindibile anche nelle classi minori; ai tempi di Alex erano altre le competenze da avere, come per esempio sapere un minimo di carburazione: “Esatto – conferma Gramigni-. Bisognava masticare un po' di tecnica e avere un orecchio attento. Altrimenti andavi incontro a rotture e quindi correvi sempre facendo attenzione a quello che sentivi”.

Capirex mondiale
Se il primo mondiale fu del toscano e Biaggi regalò l'alloro della classe 250 per le prime tre volte consecutive ad Aprilia, il dopo Max prese le sembianze di Loris Capirossi. La carriera di Loris era decollata velocissima: due titoli mondiali in 125 alla Honda Pileri nel 1990 e 1991, ma la 250 e la 500 non si dimostrarono subito così fortunate con il pilota di Borgo Rivola. Loris saggiamente fece un passo indietro e nella RSV 250 trovò la compagna ideale per rilanciare la propria carriera: “Era una moto eccezionale, con un motore bicilindrico davvero potente, ma anche il telaio andava molto bene – spiega il 65 romagnolo-. Questa moto è nel mio museo e sono davvero molto contento di averla. La trovo ancora davvero bellissima, sia per quello che rappresenta ma anche per le sue forme, per come è fatta. Le Moto2 di adesso sono tutta un'altra cosa: 800 di cilindrata, quattro tempi, hanno un sacco di cavalli e sono molto veloci. Ma il piacere di guida che regala una 250 due tempi è un'altra cosa”.

L'assolo del Loca
Nel 1998 con Capirossi Aprilia dimostrò di potere vincere nella classe di mezzo anche nel dopo Biaggi, l'anno successivo fu la volta di Valentino Rossi. Nello stesso anno ci fu l'en plein con Locatelli, capace di conquistare il mondiale 125 in una stagione molto rock: “Fu un campionato incredibile, quando vinsi qua al Mugello ho il ricordo di una giornata straordinaria. Correvo per il team di Vasco Rossi e lui era nei box a vedere la gara. Riuscii a vincere e sotto il palco del podio venne ad applaudirmi. Di solito ero io ad andare a vedere i suoi concerti, ma quella volta fu lui a vedermi cantare e fu un'emozione incredibile. A fine stagione conquistai il campionato, fu un'annata straordinaria per me che venivo dall'enduro e non pensavo di potere arrivare così in alto”.

Un coach per crescere i talenti
L'Aprilia di quelle stagioni vinceva un mondiale dietro l'altro, quasi sempre con piloti italiani: Melandri si laureò campione in 250 nel 2002, l'anno dopo fu la volta di Manuel Poggiali, che con la moto veneta aveva già vinto in 125 la stagione dopo il trionfo di Locatelli: “Voglio proprio riabbracciare la mia duemmezzo – confessa il sanmarinese- è una moto speciale perché con lei riuscii a vincere il campionato all'esordio nella categoria”. Quest'anno Manuel è entrato nel team Gresini: darà una mano a Fausto nella gestione della squadra, ma soprattutto il suo occhio iridato servirà in pista, dove osserverà i piloti delle tre categorie mondiali in veste di coach: “È un ruolo sempre più richiesto nelle corse moderne – spiega Manuel-. Serve a migliorare in fretta, perché ormai l'esigenza dell'ambiente è quella. Ai miei tempi ci si arrangiava da soli, al limite c'erano gli amici a darti qualche consiglio. Oggi tutto è più professionale, avere una persona a disposizione che vede come corri e come lo fanno i tuoi avversari è molto utile per capire cosa si fa nel modo giusto e cosa invece si sbaglia”.
I campioni di domani insomma hanno un buon terreno su cui gettare le basi: la strada spianata dai fuoriclasse di ieri e un ambiente che non aspetta altro di arricchire il proprio plotone di all stars. Aprilia insegna.

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