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Paolo Simoncelli nel ricordo di Marco: “I figli non dovrebbero mai morire prima dei genitori”

Ieri, domenica 20 gennaio, Marco Simoncelli avrebbe compiuto 32 anni e in suo onore, proprio ieri,  è stata inaugurata “Casa Simoncelli” grazie al lavoro svolto dalla Fondazione nata a suo nome. Il padre Paolo Simoncelli, oggi team manager del team SIC Squadre Corse ha parlato del progetto e del dolore con cui convive quotidianamente
"Un sogno che si avvera"
Il 23 ottobre 2011 è una data che è rimasta impressa nella storia del motociclismo per il tragico incidente che è costato la vita a Marco Simoncelli, sul circuito di Sepang. Ogni 20 gennaio, data del compleanno di Marco, la Fondazione nata a suo nome ha sempre trovato un modo per festeggiarlo e questa domenica è stato inaugurato il primo grande progetto, ovvero “Casa Simoncelli”. A Coriano, paese natale di “Sic” è nato questo posto che accoglierà giovani disabili, che potranno svolgere qui attività diurne e dove saranno disponibili anche fisioterapisti. In occasione del 32esimo compleanno di Marco, il progetto è stato ufficialmente presentato. Racconta Paolo, papà di Marco: “Non sono una persona straordinaria, sono solo un padre disperato. La Fondazione è nata dopo quel 23 ottobre. Sono stato quasi obbligato a farlo perché stavamo ricevendo molte donazioni e dopo alcuni mesi l’abbiamo fondata”. Parlando di suo figlio ha detto: “Marco era un ragazzo semplice e mi piace il fatto che ha lasciato nei giovani questa necessità di seguire un obiettivo, un sogno. Però sono molto arrabbiato con Dio perché quello che ci è successo è la cosa più ingiusta del mondo: i figli non dovrebbero mai morire prima dei genitori”. Infine Paolo Simoncelli ha raccontato il nuovo progetto che ha visto la luce a Coriano: “È un sogno che è diventato realtà. Speriamo che il nostro centro possa aiutare questi ragazzi e le loro famiglie a stare meglio, a essere più felici. Qui avranno tutto a loro disposizione per passare le giornate e anche per fare riabilitazione e fisioterapia. Vedere come le famiglie accudiscono e si prendono cura dei loro figli, alcuni dei quali con queste disfunzionalità fin dalla nascita, mi fa pensare che i veri eroi siano loro, non noi”.
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