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Agnellotreffen 2018: l’avventura sottozero

L’edizione di quest’anno del raduno sul passo dell’Agnello è stata un successo: partecipanti provenienti da tutta Europa hanno dato vita a una festa delle moto, nonostante le temperature prossime allo zero. Presenti anche Suzuki, Tucano Urbano e Anlas che ci hanno messo a disposizione mezzi attrezzati ad hoc
Dallo scherzo alla realtà
Tutto è nato cinque anni fa da un’idea goliardica di un manipolo di piemontesi, con l’obiettivo di prendere un po’ meno sul serio il più importante raduno motociclistico invernale: “I tedeschi hanno gli elefanti? E noi rispondiamo con gli agnelli, anzi con uno solo, il terzo valico più alto d’Europa: il passo dell’Agnello, a 2.744 metri sul livello del mare”. A quella prima edizione parteciparono in cinque, trascorrendo un intero fine settimana di gennaio accampati sulle rive della diga di Pontechianale, in perfetto stile “treffen”, sorseggiando birra e mangiando carne di maiale cotta sul falò.
Quella che si è svolta l’ultimo weekend di gennaio è stata ufficialmente la quinta, ma più precisamente è stata la quarta+1, perché solo gli organizzatori possono esibire sul gilet (rigorosamente in ecopelo di agnello) le spille di tutte le edizioni. Chi dice di avere partecipato a tutte è quindi un millantatore...
Ormai l’Agnellotreffen è diventato un appuntamento fisso, che richiama motociclisti da tutta Europa e rappresenta una tappa di avvicinamento alla “buca” dell’Elefantentreffen. Arrivano dalla Spagna, dal Regno Unito, dalla Francia, trascorrono due giorni qui, poi ripartono per la foresta di Loh Thurmansbang-Solla.
La filosofia dei due raduni è simile, perché in entrambi i casi è una grande festa, un’occasione per mostrare agli altri le invenzioni più folli, stravaganti e controcorrente per affrontare il gelo in moto. La fantasia può essere liberata senza freni, per dare vita a protezioni antifreddo, sistemi di riscaldamento e dispositivi per migliorare l’aderenza e la stabilità in caso di condizioni difficili. Di conseguenza c’è chi realizza progetti degni del centro studi di una grande industria, e chi invece utilizza esclusivamente materiali di recupero, con costi vicini allo zero. Ma all’Agnellotreffen tutti hanno pari dignità.
A ogni edizione si supera un record, e nel 2018 è stata superata la soglia dei 2.000 partecipanti che per un fine settimana hanno ridato vita a una valle quasi dimenticata, dopo i fasti degli anni Sessanta e Settanta. Qualcuno ha scelto di passare la notte in alberghi e b&b, ma i più duri non hanno resistito alla tentazione di affrontare il bivacco sotto lo zero. Ma anche in questo caso le scelte non sono mai omogenee, c’è chi preferisce il campeggio della più classica scuola motociclistica, con una piccola tenda igloo, materassino e sacco a pelo, e c’è chi non rinuncia a trasferire sulla neve le comodità di casa. Ecco allora che i gruppi più organizzati si presentano equipaggiati con tutto ciò che serve per creare un ambiente caldo e accogliente, con tanto di stufe, divani e dispense. Manca solo il frigorifero, ma per tenere in fresco la birra qui non serve.



Suzuki, Tucano Urbano e Anlas, per vincere il freddo
Per l’edizione 2018 gli organizzatori hanno preparato un pacchetto all inclusive, per consentire ai giornalisti di provare in prima persona l’esperienza all’Agnellotreffen. La collaborazione con Suzuki, Anlas e Tucano Urbano è stata battezzata “Winter is the new summer”, un test diverso da quelli convenzionali il cui scopo era quello di scoprire come gli equipaggiamenti espressamente pensati per l’inverno possono fare la differenza quando si sceglie di muoversi su due ruote, anche con temperature prossime allo zero. Suzuki ha messo a disposizione alcune delle sue moto più recenti, coppie di V-Strom 650 e 1000, GSX-S 750 e Burgman 400. Mezzi identici, ma con dotazioni diverse: alcune strettamente di serie, altre dotate di pneumatici Anlas della serie Winter Grip Plus e con paramani e le note “coperte” nelle conosciutissime versioni Termoscud per scooter e Gaucho per le moto. Se alla partenza da Torino in una tiepida mattina di gennaio l’abbigliamento base, giacca e pantalone della linea Urbis, e guanti Tetris ha inizialmente livellato la percezione del freddo, nella prima fase della spedizione, senza penalizzare troppo le moto “nude”, è stato sufficiente imboccare la Valle Varaita per apprezzare le prime differenze.
Con l’aumentare della quota e con lo scarso soleggiamento della vallata, il termometro è sceso in fretta e la presenza di protezioni sul manubrio e di un solido isolamento sulle gambe ha reso tutto più facile. Senza dimenticare che anche le gomme hanno fatto la differenza. Una volta presa confidenza con l’iniziale sensazione di galleggiamento che deriva dalla carcassa e dalle mescole più morbide, ci si rende conto che le Anlas riescono a regalare confidenza anche quando le coperture “estive” iniziano a evidenziare i primi segnali di allarme. Chi conosce il comportamento delle gomme invernali sulle auto può capire esattamente di che cosa stiamo parlando, della tenuta laterale e in frenata che le invernali riescono ad assicurare soprattutto nei primi metri, ma anche con le mescole in temperatura. Le differenze cominciano a sentirsi appena ci si avvicina ai 7 gradi e il divario aumenta progressivamente con il calare delle temperature, pur in condizioni di asfalto asciutto. Se poi si tratta di muoversi su fondi innevati (questa possibilità non è prevista per i motociclisti dal Codice della Strada), c’è veramente un abisso. Basta incontrare un sottile strato di neve e il battistrada di una moto stradale entra profondamente in crisi: il posteriore pattina, l’anteriore tende a “chiudere” appena si accenna una piega o si tocca la leva del freno, nonostante l’ABS. Del tutto diverso è il comportamento della stessa moto, o dello stesso scooter con le Winter Grip Plus, al punto da sembrare tutta un’altra moto.

Foto by Alessio Corradini
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