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Scooter in città, Ancma risponde al Corriere sui parcheggi selvaggi

L’associazione di Confindustria risponde all'articolo del Corriere della Sera che stigmatizza il problema del parcheggio degli scooter sui marciapiedi a Milano: “Condanniamo i comportamenti incivili, ma occorrono misure incentivanti l’uso delle due ruote”
Più politiche a favore delle due ruote
L’Associazione nazionale ciclo motociclo accessori (Ancma) ha risposto all'articolo del Corriere della Sera che definiva uno dei maggiori problemi della città di Milano l’abitudine degli scooteristi di parcheggiare sui marciapiedi. “Ferma restando la condanna di comportamenti incivili, tra i quali in primo luogo il parcheggio selvaggio, l’indisciplina alla guida e il mancato rispetto delle norme del codice della strada”, si legge nella nota, “Ancma ritiene però indispensabile che continuino a essere attuate una serie di misure incentivanti l’uso delle due ruote, anche lungo le principali direttrici di accesso alla città”. Tra queste misure su cui Ancma spinge da anni, c’è l’accesso alle corsie preferenziali del capoluogo lombardo. Secondo lo studio europeo eSum, condotto su alcune città che hanno adottato questo provvedimento, si è verificata una diminuzione media tra il 25 e il 30% del numero di incidenti (spesso gravi) che coinvolgono motociclisti, scooteristi e ciclisti; inoltre, l’accesso libero all’Area C per cicli e motocicli ha agevolato la decongestione del traffico dentro la cerchia dei Bastioni, senza caricare eccessivamente la rete metropolitana e dei mezzi di superficie, già al collasso nelle ore di punta. Inoltre, e qui sta il debusillis, “l’aumento del numero di posteggi riservati alle due ruote, se presenti in numero adeguato, ha consentito lo sgombero quasi totale dei marciapiedi (come avvenuto per esempio in via Vittor Pisani)”, precisa la nota. Infine, Ancma ricorda altre iniziative importanti come “l’adozione del bike sharing e ora anche dello scooter sharing, la creazione di piste ciclabili e aree a velocità contenuta”. Rendere la città a misura d’uomo, secondo Ancma, è una “rivoluzione culturale, prima che urbanistica, lenta, faticosa, ma che procede senza sosta e che vede molti protagonisti virtuosi a fronte di un numero sempre più ridotto di “indisciplinati”. Non è certamente demonizzando una categoria di utenti che si può risolvere il problema, ma sollevando un dibattito ampio e condiviso che coinvolga tutti gli attori interessati, dalle amministrazioni locali, alle associazioni, agli utenti”.

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