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BMW moto: presto telai in fibra di carbonio?

Ufficializzate dallo stesso Karl Viktor Schaller, le intenzioni di bmw sulla fibra di carbonio sono molto serie: il gruppo, che nella tecnologia legata al campo automobilistico ha già investito milioni di euro, sta studiano le possibili applicazioni del materiale sulle due ruote. “Non parliamo di semplice sostituzione, ma di totale riprogettazione”
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Per BMW il futuro è il carbonio
Il responsabile ricerca e sviluppo di BMW, Karl Viktor Schaller ha confermato ufficialmente che la casa tedesca sta valutando e studiando possibili usi della fibra di carbono sulle proprie moto.
D’altra parte il gruppo tedesco ha già investito decine di milioni di euro per sviluppare questa tecnologia applicata alle auto -vedi i3 e i8 - che ha portato anche all’acquisto di una società specializzata nella produzione del carbonio, garantendo così al gruppo bavarese un accesso al know how per la produzione di questo materiale.
Oltre che per le auto dunque, “potrebbero esserci anche un buon numero di moto per le quali la tecnologia sarebbe applicabile” ha spiegato Schaller.
“Abbiamo studiato il materiale sulle nostre automobili, che sono risultate essere di livello superiore. Credo che questo sia possibile anche per le due ruote”. Schaller ha spiegato anche che tale tecnologia permetterebbe la realizzazione di progetti assolutamente innovativi, poiché irrealizzabili con il solo allumino: “non parliamo di semplice sostituzione di un materiale con un altro, poiché il carbonio, comportandosi in modo assolutamente diverso, imporrebbe una totale riprogettazione della moto stessa”.
I progetti risultano essere bassati su tre diversi "filoni": il primo riguarda l’impiego del materiale nella realizzazione di un telaio a doppio trave dedicato alle sole supersportive (S1000RR su tutte), il secondo riguarda invece un telaio a traliccio da usare su diferenti tipi di prodotti, mentre il terzo indaga gli utilizzi del carbonio su altre strutture delle moto (ruote etc). 
La strada tuttavia è ancora molto lunga: oltre ad alcuni problemi legati alla reale o presunta solidità del materiale e derivanti dalle analisi ai raggi X eseguiti sulle parti incidentale, il gruppo ha sottolineato anche l’enorme mole di lavoro e risorse necessarie allo sviluppo del progetto. Dalla teoria alla pratica la distanza è tanta: “Non possiamo presentare e depositare brevetti per il solo fatto che sembrino funzionare. Buona parte del lavoro consiste nell’interrogare gli ingeneri su cosa sia o non sia realmente fattibile. Generalmente poi, dei brevetti depositati, solo il 50% va avanti. Il progetto di cui parliamo ora - ha concluso Scheller - è tanto costoso da imporre una preventiva e scrupolosa analisi dele possibili applicazioni”. 

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