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Bimota, vicina (ancora una volta) alla chiusura?

A Rimini si teme il peggio per la storica azienda italiana, che nel corso della sua storia ha sfornato veri e propri gioielli a due ruote. Locali smantellati, insegne sparite, centralini spenti. Resta un magazzino con le rimanenze…
Sull’orlo del precipizio
Non è mai bello sentire la notizia di un’azienda costretta a chiudere i battenti, ancor di più – per noi appassionati – se si tratta di una delle più importanti Case motociclistiche italiane. Sembra che a Rimini, sede storica di Bimota, sia stato smantellato l’edificio principale della società (in via Lea Giaccaglia 38): le insegne sono sparite, così come i cartelli stradali, i centralini sono spenti e il capannone pare ormai in disuso. Rimane un magazzino, dove forse lavorano ancora 3 o 4 dipendenti e dove sono stati ammassati i pezzi di ricambio e le rimanenze, soprattutto quelli relativi all’ultimo modello di casa Bimota, la BB3. L’azienda fondata a Rimini nel 1973 da Massimo Tamburini, Valerio Bianchi e Giuseppe Morri ha sempre prodotto gioielli esclusivi, caratterizzati da telai molto avanzati, materiali pregiati e soluzioni all'avanguardia. Il marchio Bimota ha rischiato di sparire già più volte: dopo il fallimento dichiarato nel 2001, arrivò il rilancio nel 2003 grazie ad un gruppo di investitori. Poi di nuovo il declino, fino a quando nel 2013 gli imprenditori ticinesi Marco Chiancianesi e Daniele Longoni decisero di rilanciare di nuovo il marchio. Gli ultimi modelli rilasciati da Bimota si sono visti a EICMA 2015: fu presentata la naked Impeto con motore sovralimentato derivato da quello della Ducati Diavel. Siamo vicini ad un nuovo fallimento? Non c’è ancora niente di ufficiale, formalmente l’azienda è ancora in attività. Restiamo in attesa di comunicazioni ufficiali da parte di Bimota, temendo purtroppo per l’ennesimo stop forzato. 

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