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Dakar 2015, Coma: "Dirò a mio figlio che ero un incosciente"

Dakar news - Marc Coma ripercorre le sensazioni provate nell'ultima tappa e l'emozione di salire sul gradino più alto della Dakar per la quinta volta. Una grande emozione, ma ora deve riflettere e capire se gli converrà passare alle auto. Una battuta anche per il figlio ancora piccolo: "Non mi piacerebbe che lui partecipasse un giorno alla Dakar" e spiega: "Gli dirò che ero un incosciente"
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Off-Road
"Dirò a mio figlio che ero un incosciente"
Per la quinta volta consecutiva Marc Coma ha assaporato la vittoria nella Dakar, il rally più duro al mondo. Lo spagnolo, 38 anni, in sella alla KTM torna a riassaporare le emozioni di questa vittoria: “Ho vinto cinque volte, la sensazione è sempre la stessa. Hai bisogno di tempo per rendertene davvero conto, ma è certo che si accumulano i successi e per questo sono molto soddisfatto. Tutto questo comporta molta costanza e grandi sacrifici, non solo miei. La gente che mi sta vicino mi incita e questo è importante. Il team è quello giusto, la moto anche, essere circondato dalla gente giusta è fondamentale per avere successo”. Coma ha parlato del momento più emozionante di questa 37esima edizione: “L'arrivo di solito è il momento più forte, ma quest'anno è stato un po' strano con la pioggia, lo stress per il fango e la speciale interrotta, è stato tutto un po' caotico. Il momento del podio è stato emozionante, quando inizi a renderti conto che hai vinto. A dire il vero, però, il momento migliore deve ancora venire, è quando rivedi la tua famiglia, mio figlio e mia moglie. Essere padre ti dà una prospettiva un po' diversa di tutto”. Da papà Coma ha pensato a come dovrà raccontare a suo figlio cosa ha fatto nella sua vita: “Sarà difficile spiegargli che suo padre è stato un pilota della Dakar. Gli dirò che ero un po' incosciente (ride). La Dakar è una gara molto difficile, la tua vita può essere messa in pericolo. Non mi piacerebbe che lui partecipasse un giorno. Lasceremo che decida da solo, sicuramente io non lo spingerò mai a salire su una moto”. Lo spagnolo partecipa da sempre alla categoria moto, ma forse è arrivato il momento di cambiare: “Nella categoria moto ci sono vari fattori da tenere in considerazione, che nelle altre categorie non ci sono. Per esempio la dura preparazione che devi fare per arrivare pronto, i rischi che corri mentre sei alla guida. Il passaggio logico nella Dakar è andare dalla moto all'auto, il contrario è impossibile, infatti nessuno l'ha mai fatto. Per imparare a guidare una moto nel deserto ci vuole molto tempo, mentre con una macchina è più semplice”. L'idea di passare sulle quattro ruote lo stuzzica: “Devo valutare molto bene tutto. Dobbiamo vedere se realmente esiste l'opportunità di farlo e se ci sono buone condizioni. Sono arrivato qui con tutta la mia energia focalizzata sulla vittoria e visto che non ho un manager, gestisco tutto io da solo, posso dire che non ho parlato con nessuno e non so se c'è qualche buona opzione. Mi sono trovato molto bene a guidare la moto, anche in alta quota, ma ho anche 38 anni e ho partecipato già a 12 Dakar. Vedremo, adesso è arrivato il tempo di godermi la vittoria”. Marc depista così l'attenzione sul probabile passaggio alle auto ed esalta le doti del connazionale Joan Barreda, fermato quest'anno da un problema alla sua Honda: “Sarà sicuramente un futuro vincitore della Dakar. Non so quante gare riuscirà a vincere, ma sicuramente almeno una la conquisterà”.

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